domenica 4 gennaio 2015

Dragon's Crown - Recensione

"A cura Lorenzo "DrakeGeneration"


DRAGON'S CROWN 
Negli anni 90' i beat-em up e gli hack n' slash erano diffusissimi, un genere frenetico e impegnativo con una certa dose di tattica. Vanillaware è la software house che più si distinse grazie a action in 2D stilisticamente eccezionali e gameplay seppur semplici sempre ben realizzati, dopo diversi anni tornano in grande stile con l'apice di tutto ciò che abbiano mai sviluppato, Dragon's Crown, un lavoro sontuoso che rappresenta la piena maturità di un genere oggi meno diffuso ma capace di avere ancora schiere di fan e retrogamers.

La corona del Drago, pretesto delle avventure nei dungeon
La narrativa non è il punto forte del gioco, del resto non era nemmeno negli intenti creare una trama ricca e profonda, semplicemente si tratta di un funzionale pretesto per avventurarsi negli insidiosi dungeon. Un re è partito alla ricerca della Corona del Drago, un artefatto magico dotato di misteriosi poteri, spetterà al protagonista e ai suoi alleati trovare la Corona in mezzo a numerosi imprevisti, complicazioni e pericoli; i dialoghi sono semplici e ricalcano alla perfezioni le storie dei videogiochi primi anni 90', con tanto di narratore che spiega gli eventi salienti, ma passiamo al gameplay, la componente più importante del gioco.


Cavalieri, elfi, draghi e creature magiche: la formula perfetta per un Fantasy?
Il gameplay di Dragon's Crown è definibile come il vertice di ogni hack n' slash in 2D mai realizzato, capace di unire meccaniche del passato ad altre moderne e dimostrare continuamente una fedeltà al passato e contemporeanemente la capacità di raffinare il genere lasciando a bocca aperta.
Inizialmente ci verrò chiesto di scegliere uno dei 6 personaggi con un originale e funzionale sistema secondo cui ognuno è legato a una difficoltà, le quali si adattano agli stili del videogiocatoe casual ma anche per gli hardcore gamers; in realtà ogni classe va padroneggiata e il bilanciamento è pressoché perfetto per ognuna. Si può dunque scegliere tra il cavaliere, il mago, l'elfo, l'arciere, la strega e l'amazzone. La cosa indubbiamente più sorprendente è la magistrale differenziazione delle classi, il guerriero è abile con gli attacchi corpo a coropo attraverso una vasta gamma di combo, ma risente di una libertà di movimento limitata; l'elfo è ugualmente orientato alle armi pesanti e con numerose combinazioni di attacco soprattutto aeree; l'arciere è il personaggio inizialmente più straniante a causa delle pochissime frecce a disposizione e dei lievissimi danni inflitti ai nemici, ma se si superano le prime ardue fasi con essa sbloccando potenti abilità, con l'arco si potranno uccidere schiere di nemici grazie a frecce devastanti che aiuteranno non poco, l'unico problema è che se attaccata riceve una ingente quantità di danni rusltando molto fragile; l'amazzone è decisamente veloce e svelta sferrando attacchi in rapida successione ma inefficaci se non combinati con una certa tattica; il mago lancia magie che sfondano le difese di qualsiasi nemico e può persino richiamare alleati dalle schiere nemiche, i suoi attacchi corpo a coropo sono inutili ma se padroneggiato è la più versatile delle classi; la strega ha capacità simili al mago con la differenza che può alterare gli status e sfondare facilmente le difese legate a una particolare qualità. Si possono portare fino a tre membri in battaglia e sarà essenziale scegliere i più adatti a ogni situazione per formare una squadra efficace. I comandi sono immediati e semplici e i personaggi si muovo fluidamente, ma avvicinandosi alla rigidità dei classici di un tempo, senza mai risultare scomodo o impreciso; la possibilità di cavalcare delle creature sconfiggendole nelgli stage è un graditissimo omaggio a vecchi titoli dei coin op.
Al protagonista sarà inoltre affiancato un ladro che aprirà i forzieri selezionabili con un comodo cursore, graduati con lettere di valutazione crescente per sbloccare oggetti di vario genere, un'introduzione interessante che motiva a cercare bene. Le meccaniche GDR sono integrate perfettamente e acquistare armi sempre più potenti al proprio personaggio e alla propria squadra è un'attività che scongiura la noia. L'Hub è composto da una piccola città ricca di luoghi in cui è possibile acquistare pozioni, alterazioni e rune per attivare bonus di diverso effetto, altri in cui resuscitare pg di livello gradualmente maggiore in cambio di ossa reperibili negli ambienti e infine l'importante Gilda degli Avventurieri in cui si sbloccano nuove abilità con un profondissimo albero suddiviso in abilità singole o di squadra, inoltre si possono accettare quest di difficoltà crescente, si tratta di 50 missioni secondarie incredibilmente varie che aumentano a dismisura l'altrimenti inconsistente longevità dello Sotry Mode, la quale si può concludere in circa 3 ore, ma ogni volta che si finisce si sbloccano nuove difficoltà sempre più estreme che metteranno a dura prova anche i più esperti. Purtroppo a un gameplay raffinato e impegnativo, si contrappone un unico problema, sfortunatamente piuttosto grave: la leggibilità dell'azione. quando si entra nel vivo dell'azione, tra alleati, l'enorme quantità di nemici e gli occasionali boss; è davvero difficile seguire il proprio eroe e il gioco risulta eccessivamente caotico e confusionarioCon un po' più di cura nella proporzione degli scenari e dei personaggi si sarebbe facilmente evitato il problema.


Dungeon, vie alternative e boss fight nascoste
Il level design, se a prima vista può sembrare semplice, è in realtà ricchissimo di segreti, vie secondarie, oggetti speciali e interazioni particolari, i collezionisti ne saranno contenti ma sicuramente tutti torneranno a rigiocare gli stage per scoprire tutti i segreti. Di rilievo la possibilità, una volta finito almeno una volta, di scegliere tra due percorsi, A o B, che porteranno a due differenti boss fight e ad ambientazioni seppur simile radicalmente differenti in qauntità di nemici e insidie, infatti gli ambienti sono molto interattivi e alcune scene sono dinamiche, quindi se si è su un veicolo la scena può cambiare a seconda del danno inferto al mezzo di trasporto. Tutte queste finezze rendono il titolo estremamente curato e variegato, ma arriviamo a un'altra problematica non particolarmente grave ma che lascia amareggiati: gli stage sono soltanto 9 e nonostante il numero spropositato di segreti dopo un po' le ambientazioni risultano ripetitive e la struttura ciclica secondo cui si rifanno le stesse scene per missioni secondarie o nuove vie è una furba scelta per non aumentare il numero di ambientazioni.


Un dipinto in movimento
Il comparto tecnico-artistico di Dragon's Crown è fenomenale, a conti fatti è la miglior grafica 2D di sempre. Riesce a stupire continuamente grazie a una cura smisurata per il dettaglio, scelte cromatiche azzeccatissime e variegate, personaggi curatissimi e animati magnificamente, ambientazioni ricchissime di dettagli, sfondi dinamici davvero stupefacenti ed incantevoli effetti particellari disegnati a mano. Anche le creature sono varie, animate in modo differente e curate fin nei minimi dettagli, in particolare i boss di fine livello sono quanto di più spettacolare si sia mai visto, denotano una cura enorme e sono davvero imponenti. Il sonoro non brilla come l'impressionante grafica ma rimane comunque su livelli molto alti: buoni effetti sonori, narratore espressivo e musiche coinvolgenti e sempre adatte alla situazione.
La longevità è dunque elevatissima, con innumerevoli attività, missioni e difficoltà, per completarlo al 100% serviranno non meno di 60 ore.


COMMENTO FINALE
Dragon's Crown è uno dei migliori hack n' slash in 2D di sempre, la piena maturità in campo ludico, tecnico e artistico di Vanillaware, capace di sorprendere continuamente con un gameplay profondissimo che omaggia il passato e allo stesso tempo si presenta fresco e moderno, unito a una grafica sempolicemente impressionante che lascia di stucco per l'eccezionale cura riposta in scenari, personaggi e boss di fine livello. Anche la longevità non è da meno e i completisti impiegheranno non meno di 60 ore. Purtroppo non raggiunge la qualifica di capolavoro a causa di furbe scelte strutturali come la discutibile presenza di soli 9 stage e l'illeggibilità nelle scene più concitate, che rende quasi impossibile vedere il proprio personaggio, problema facilmente evitabile con una maggior cura nella proporzione degli ambienti. Nonostante queste gravi falle, rimane un grande gioco, consigliato a chi cerca un'esperienza vicina ai vecchi classici dell'epoca d'oro o a chi semplicemente cerca un 2D divertente e impegnativo.

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