giovedì 25 dicembre 2014

Far Cry 4 - Recensione (Multi)

Nel 2012 uscì Far Cry 3, il quale riuscì a evolvere il genere degli fps open world con meccaniche solide, intuitive, un antagonista memorabile, una campagna spettacolare e attività interessanti, oltre che un'isola evocativa. A oggi esce il suo seguito, Far Cry 4, che mantiene intatte tutte le caratteristiche vincenti della formula a base del precedente capitolo, migliorandolo sotto quasi tutti gli aspetti. 

Due ideologie in contrapposizione, un dittatore e Ajay Ghale 
La narrativa è completamente slegata dal precedente, il cui incipt è alquanto semplice: Ajay Ghale è un ragazzo che decide di spargere le ceneri della madre nel Kyrat, governato da un dittatore e con una cultura di antichi guerrieri chiamata Sentiero d'oro. La trama, innanzitutto, presenta furbescamente un'elemento chiave del terzo capitolo: l'antagonista troppo simile al terzo, che sembra essere un dittatore con folli idee, purtroppo oltre l'infelice scelta di presentare le stesse caratteristiche di sviluppo, si rivela anche molto piatto e mal realizzato, infatti dopo un grande ingresso in scena, che seppur assolutamente non paragonabile a quello di Vaas, incuriosisce con monologhi riusciti, poi si perde con telefonate banalissime e spesso sconclusionate, diminuendo l'intensità della storia (di per sé nemmeno alta dall'incipt). Ora che abbiamo capito quanto deludente sia Pagan Min, passiamo all'aspetto più interessante e curato della storia, ovvero le due ideologie di Sabal e Amita, che affermano rispettivamente un mantenimento della propria cultura e un'evoluzione culturale sfociando nell'illegalità; durante il gioco dovremo scegliere chi appoggiare, ascoltando la loro opinione su cosa fare per il Sentiero d'oro e come mantenerlo intatto, perciò con i 2 si affronteranno le missioni con obiettivi differenti. Decisamente riuscito il modo in cui lasciano dubbi fino alla fine, è impossibile decretare i due con un semplice "Bene e Male", poiché le loro sfumature sono sufficientemente sviluppate. I 4 finali non devono sorprenderci: tutte le nostre decisioni tra Amita e Sabal porteranno alla stessa scena, che permette piccoli cambiamenti ma si riduce tutto lì, a seconda di cosa farete cambierà il finale, che soddisfano ma non stupiscono affatto, risultando prevedibilissimi e poco profondi. Strano inoltre come non sia presente nemmeno un colpo di scena, a differenza del 3 qui la storia inizia e finisce senza alcuna scena emotivamente carica. I personaggi secondari sono invece, paradossalmente, migliori di quelli principali, ad esempio Longinus con i suoi criptici discorsi religiosi o Yogi e il suo amico che dimostrano una vita persa nella sperimentazione di pesanti droghe. Non ci definiamo totalmente insoddisfatti della narrativa, ma nemmeno entusiasmati, passabile e nulla più. Nelle pericolose terre del Kyrat Il gameplay si basa sulle solidissime basi del predecessore, migliorandone intelligentemente tutti gli aspetti meno riusciti e introducendo elementi davvero interessanti e ben integrati. Come sempre si tratta di un fps open world in cui svolgere attività principali e secondarie. In Far Cry 3 si poteva scegliere tra approcci action e furtivi, con un sistema di gioco non rivoluzionario ma ricchissimo di meccaniche d'alta qualità, come possibilità di distrazione lanciando sassi, archi con diversi mirini di precisione, abbattimenti estremamente diversificati sia graficamente che ludicamente, oltre che armi varie, realistiche e un sistema di coperture automatico funzionale; ora, le abilità non sono più su 3 rami, ma su 2: Tigre ed Elefante. Rispettivamente consistono in abilità di combattimento (abbattimenti di vario genere e guida) e abilità attive e passive (vitaltà, siringhe curative e con effetti passivi, karma con bonus XP); questo cambiamento comporta una progressione notevolmente più adeguata, sbloccando le abilità che più ci interessano e personalizzando un nostro stile personale, ma allo stesso tempo senza ricadere troppo su alcune piuttosto che altre, inoltre alcuni elementi come la tuta alare nel 3 inaccessibile fino a 3/4 di gioco, è ora acquisibile acquistandola a circa 1/4 di gioco; ottima introduzione il girocottero, una specie di elicottero visivamente arretrato che consente di muoversi con grande rapidità nelle ambientazioni; la novità più importante è il rampino, che consente di scalare intere montagne verticalmente e orizzontalmente, aggrappandosi a punti specifici con grande naturalezza, riuscendo persino a innovare la navigabilità degli open world; questi 3 fattori consentono un'esplorazione molto più immediata e meno noiosa. Dai mercanti si possono sempre acquistare armi e munizioni, purtroppo acquisiremo facilmente crediti e non sarà difficile appropriarsi di tutto ciò che è di proprio interesse, nonostante ciò il divertimento non è assolutamente intaccato e riguarda una parte economica rivedibile ma allo stesso tempo irrisoria. La caccia è forse quel che ne è uscito maggiormente rinvigorito, finalmente vedremo animali ovunque, che si combattono fra loro e con tattiche seppur basilari ben differenziate fra loro, persino gli uccelli conseguono un'animazione di attacco aereo su Ajay; utlissime le nuove esche, di cui è quasi impossibile restarne a corto, che nel momento in cui vengono lanciate in una dterminata zona, un animale vi si avvicinerà cibandosene (si tratta di un pezzo di carne), a quel punto potremo ucciderlo, in questo modo sono eliminate le frustranti attese di una razza specifica, inoltre possono essere usate per uccidere nemici, infatti lanciandone una fra loro, arriverà qualche predatore e ucciderà la maggior parte dei malcapitati, facilitando il lavoro. Interessanti ma sottosfruttati gli elefanti, che sbloccando un'abilità si possono cavalcare donando una grande sensazione di onniscenza: potremo scaraventare con la proboscide staccionate, auto e nemici, nonostante la fisica non sia delle migliori e la distruzione è eccessiva, non sarmeo affatto invulnerabili, anzi saremo in piena linea visiva, quindi il realismo è un punto a favore di questa novità; essi si possono anche colpire con una freccia in un avamposto per fargli uccidere tutti i nemici della zona, perciò le possiblità non mancano, ma appare troppo poco frequente, nella storia non capita mai di doverlo usare a parte qualche raro caso e nell'ambiente seppur frequenti non sempre sono la scelta migliore, sono comunque una piacevole aggiunta. L'I.A, come sappiamo, nel terzo era di ottima qualità, qui è stata persino migliorata, essi usano tattiche sufficientemente credibili e variegate, differenziate per quantità di alleati e ambiente che lo circonda, utilizzano ripari, rotolano e scavalcano pareti, insomma hanno tutte le caratteristiche per un I.A. che richiede impegno, purtroppo la difficoltà non è molto elevata e anche a quella più alta disponibile, nella seconda metà di gioco saremo decisamente potenti, ciò non significa che è poco divertente, anzi come ribadito, le opportunità tattiche sono all'apice del genere. 

Tra Himalaya, caccia e Shangri-La, sul Kyrat non ci si annoia mai 
Prima abbiamo parlato di Sabal e Amita, analizziamoli ora sotto l'aspetto ludico, la rigiocabilità è sicuramente maggiore al 3, poiché scegliendo l'uno o l'altra la stessa missione cambia radicalmente offrendo obiettivi diversi, ad esempio assaltando un luogo seguendo uno dei due si potrebbe richiedere di bruciarla o di esaminare dei contenuti importanti, di conseguenza proseguendo stealth; queste scelte sono interessanti e ben integrate nonostante non modifichino realmente lo svolgimento della storia, riguardo invece alla qualità delle missioni principale non abbiamo nulla da ridire: varie, coinvolgenti e spettacolari, in particolare nell'ultimo quarto di gioco si trovano alcune fra le più riuscite e originali, riuscitissime sono anche le incursioni sull'Himalaya, le cui vette non possono essere visitate liberamente ma solo in 4 specifiche missioni, qui le variabili di gioco sono modificate e ci ritroveremo con un rilevatore per analizzare alcune sezioni e recuperare un oggetto, maschere antigas da rubare al nemico la cui riserva è limitata e una visibilità molto ridotta che aiuta noi nella furtività, ma anche loro per spararci, eccelse anche alcune scene con la tuta alare tra le vette delle famose cime himalayane; anche le missioni secondarie sono variegate e ben strutturate, grazie a un notevole numero di attività quali caccia di animali rari o difesa di civili da altri feroci, scorte di veicoli, avamposti da liberare approcciando come si preferisce, fortezze da conquistare molto divertenti per l'enorme numero di nemici e, infine, gli eventi casuali, novità che consiste in situazioni improvvise come soldati attaccati da animali pericolosi oppure camion con carico importante da dirottare, nonostante tendano a risultare ripetitive, sono del tutto accessorie e soprattutto permettono di accumulare XP più velocemente. Le più soprendenti però sono relative a dei personaggi specifici, ovvero Yogi e Longinus, ognuna ne comprende 4: con il primo (i personaggi sono in 2 in verità, ma segnati come uno solo sulla mappa), sperimenteremo allucinanti droghe che ci porteranno a vagare per l'ambiente in cerca di oggetti o persone attraversando oggetti sospesi nell'aria, cieli psichedelici e filtri particolari, con il secondo invece affornteremo 2 delle 4 suddette visite all'Himalaya e altre 2 con obiettivi differenti da quelli abituali. La più grande introduzione sono le missioni Shangri-La, un onirico viaggio composto di 4 missioni slegate dalla storia principale, le ambientazioni hanno un elevata qualità artistica e scorci memorabili che riportano alle più antiche filosofie asiatiche, come grandi statue 'd'oro, è prevalente inoltre l'utilizzo del colore rosso: dalle cascate, alla vegetazione, fino ad alcuni belissimi tratti dello skybox. Il gameplay si basa sulle consolidate meccaniche di gioco, con caratteristiche esclusive che consistono nella possibilità di dirigere una tigre verso i nemici e la mancanza di armi a favore di una potente lama e abilità di attacco avanzate. Un narratore segue le nostre azioni descrivendo cò che facciamo, dove dirigerci e gli scopi del viaggio. Non manca anche un epica battaglia finale che non sveliamo, ma assicuriamo che sia molto coinvolgente. Unico difetto di queste riuscitisissime missioni la difficoltà ai minimi termini, del resto si tratta anche di un'esperienza molto divertente e visivamente estremamente evocativa. 
  
Con un amico il Kyrat è più divertente... decisamente meno contro più giocatori 
La modalità coop abbandona il canonico sistema a missioni lineari del precedente, integrandola nella mappa di gioco, si può partecipare con un amico per completare avamposti o fortezze pericolose, oppure girare per la mappa e sbloccare trofei, insomma si può fare ciò che si vuole, è indubbiamente migliore del 3 sotto l'aspetto cooperativo grazie alla possiblità di usare liberamente ogni veicolo in coop e a una struttura molto più consistente. L'unico problema è che le attività svolte in coop sono caricate su un host unicamente relativo a tale modalità, ma i punti esperienza accumulati e le abilità sbloccate rimangono salvate anche nel singolo. Passiamo al comparto competitivo: si tratta di un'offerta trascurabile e poco curata, che a differenza di altri, come i giochi bellici, dove è fondamentale disporre di multiplayer ampi e profondi, qui con un single di tale vastità e qualità, non ci si lamenta di certo. Le modalità sono 3: Avamposto, in cui bisogna difendere e conquistare avamposti, per nulla originale e realizzato anche superficialmente a causa della vastità eccessiva delle mappe; la Maschera del Demone, molto interessante sulla carta ma pad alla mano noiosa e spesso frustrante, l'obiettivo è recuperare delle maschere demoniache e portarle in un luogo per bruciarle, mentre si viene coperti dagli alleati, qui i problemi arrivano con i classici giocatori che non fanno nulla per collaborare pensando solo a killare, cosa purtroppo migliore per accumulare punti, insomma grave svista di sblianciamento; infine Propaganda è la solita modalità di disinnesco e detonazione bombe, sicuramente la peggiore delle 3. Le fazioni sono due: membri del Sentiero d'Oro, che hanno a loro disposizione ogni genere di arma o veicolo e i Rakhsasa, che sono armati esclusivamente di arco con tutte le relative varianti e di un'abilità che consente loro l'invisiblità quando accovacciati, questa classe è decisamente sbilanciata e di gran lunga superiore ai soldati, perciò la sorte delle partite è determinata molto anche dalla fortuna. I match si dispongono su due round che possono terminare in pareggio, tutte e 3 composte da 5 giocatori contro altri 5; altro grande difetto è l'ampiezza delle mappe sconsiderata, infatti ci ritroveremo a vagare in cerca dell'obiettivo per lunghi tratti in cui se si impersonano gli umani con una freccia potremmo morire a causa dell'invisiblità dei suddetti avversari. Estremamente interssante è invece l'editor delle mappe, ripreso da quello del terzo, ma che aggiunge molti elementi e ambienti, rendendo quasi infinità la longevità, fra i livelli caricati se ne trovano alcuni davvero sorprendenti e molto diversi fra loro, suddivisi in quattro modalità tutte molto divertenti, che spaziano dallo stealth all'azione. 

Lo splendore della natura himalayana 
Ubisoft è solita realizzare ambientazioni curate ed evocative, basti vedere il capitolo precedente che risaltava con una bellissima isola, ancora una volta non hanno fallito nel loro intento e anzi sono riusciti a migliorarsi. Nella versione da noi giocata, ovvero PS4, abbiamo constatato un comparto tecnico nettamente superiore a quello del precedente capitolo per un buon risultato; le texture sono generalmente di qualità e varie, ma bisogna far notare il dettaglio drasticamente ridotto di quelle delle rocce, infatti durante le fasi con il rampino è eccessivo questo distacco visivo, si tratta comunque di un dettaglio piuttosto marginale considerando il lavoro complessivo, l'illuminazione ambientale è stata rifinita e dotata di fonti di luce realistiche anche negli interni, le strutture poligonali sono invece più carenti e risalenti alla passata generazione, ciò non si conta però nello Shangri-La, dove architetture elaborate ed imponent stupiscono positivamente, risultando persino memorabili; i personaggi sono suddivisi in modelli principali come sempre di buona qualità e con una discreta espressività e nemici forse troppo simili tra loro ma più che accettabili, i quali si scontrano con npc quali civili e soldati alleati arretrati, scarni e vistosamente clonati che stonano decisamente, fortunatamente ciò si rivela di poco conto quando si osserva una fauna ricchissima e davvero viva, di cui ogni specie è molto curata e con caratteristiche distintive ben riprodotte, particolarmente impressionanti gli elefanti, il cui livello qualitativo è come se ne vedono raramente. Menzione d'onore al fuoco, eccezionale grazie a effettti di propagazione d'altissima qualità, inferiori i moti dell'acqua ma comunque ben realizzati. Riguardo la direzione artistica non possiamo che confermare un gran lavoro svolto: paesaggi unici e molto vari tra neve, Shangri-La e Kyrat, permettono di non far mai risultare scialbo l'ambiente di gioco, come ne abbiamo parlato nel dettaglio nei precedenti paragrafi. Sul fronte sonoro abbiamo un buon sound design unito a un doppiaggio italiano altalenante, con un Pagan Min espressivo e altri molto banali e quasi ridicoli, non pessimo ma nemmeno di qualità. Eccelsa la longevità, la storia principale dura circa 10 ore ma completando tutte le missioni secondarie si arriva facilmente a 25/30 ore, senza contare il multi, l'ottima coop e soprattutto l'editor delle mappe, apparentemente poco importante, che potrebbe garantire contenuti sempre attivi e interessanti se ben supportato dalla comunità. 

COMMENTO FINALE: 
Far Cry 4 è un ottimo titolo, che riesce nel difficile compito di migliorare sotto quasi tutti gli aspetti il già eccellente precedente capitolo, ma si presenta anche qualche involuzione. Il gameplay ha nuova linfa grazie all'introduzione del rampino che permette un'innovativa verticalità nuova al genere, ma anche altre rifiniture di tutto rispetto confermano il gran lavoro di Ubisoft, da notare la caccia notevolmente rinvigorita. La spendida ambientazione, le riuscitissime missioni Shangri-La e le interessanti escursioni sull'Hymalaya innalzano notevolmente il divertimento e il rapporto tra qualità e contenuti. Peccato per la narrativa piatta e superficiale, almeno la contrapposizione di ideologie comporta una rigiocabilità discreta ma decisamente fine a sé stessa. Lo sbilanciato multiplayer competitivo è contrastato da una divertente e longeva coop e da un editor di livelli che lo rende quasi infinito. Se vi è piaciuto il terzo, acquistatelo senza troppi dubbi, nel caso non ne abbiate mai giocato uno non esitate a farlo vostro.