domenica 15 marzo 2015

Hotline Miami - Recensione


Recensione a cura di Lorenzo "DrakeGeneration"
8.5
Stile grafico ricercato
Gameplay violentissimo e impegnativo
Narrativa criptica ma elaborata
Colonna sonora ipnotica

Lock on su PS3 deludente
I.A. decisamente migliorabile

A un anno dall'uscita su PC, Hotline Miami è ormai un cult, un titolo unico che molti aspettavano su console. Il team indipendente Dennation Games ha realizzato un porting su Ps3, PS4 e PsVita all'economico prezzo di €7,99, per la felicità degli utenti Sony. Ora non avete più scuse per lasciarvi scappare questa perla indie dalla grande personalità. Se pensate che sia qualcosa di simile ai primi Grand Theft Auto vi sbagliate, si tratta di un action unico e stiloso come pochi.

Un pluriomicida in una Miami perversa e malata
Ambientato in una disturbante Miami fine anni 80', un serial killer si risveglia in una stanza con tre misteriosi personaggi mascherati, dopodichè dei flashback spiegano come è arrivato in quella situazione. Narrativamente non è un titolo comune, semmai è una malsana critica a un mondo corrotto e allucinato, presentato con folli personaggi e una struttura narrativa disorientante e spesso illogica ma che nasconde una storia coerente e motivata, fino a al sorprendente e bizzarro finale, il quale a sua volta nasconde un vero finale ottenibile sbloccando ogni collezionabile e risolvendo un enigma che si rivela un brillante inside joke sulla follia umana. In ogni capitolo il protagonista ha un bersaglio da assassinare e per arrivarvi verrà generato un massacro ripercorribile una volta finito il capitolo, qui si interrompe istantaneamente l'ipnotica musica e nel silenzio percorriamo ambienti straziati da sangue e cadaveri. Tra un capitolo e l'altro si fa visita a luoghi comuni come negozi di elettronica e ristoranti per ottenere informazioni dai titolari. Le linee di dialogo sono uguali a quelle dei primi giochi anni 90' con scritte grandi e colorate, scelta azzeccatissima che immerge ancor di più nel periodo. L'unico problema che può minare la conoscenza della già complessa e confusionaria trama è la sola lingua inglese disponibile.


Pura violenza... ma la tattica conta (e anche molto)
La visuale è isometrica, il protagonista si muove all'interno di stage a più piani che dovranno essere interamente ripuliti dalla presenza nemica per avanzare. Prima di iniziare un capitolo si deve scegliere una maschera, ognuna ha abilità ben precise come combo maggiori e velocità aumentata, le quali si sbloccano proseguendo con i capitoli e esplorando l'ambiente, complessivamente ce ne sono 26. Sono disponibili tutti i generi di armi, dalle più comuni come mazze e spranghe, a coltelli e armi da lancio, fino a armi da fuoco che comprendono fucili a pompa, mitragliatori e pistole. Si trovano nei livelli e cambiano dinamicamente la loro presenza, quindi una volta si può trovare una mazza e la volta dopo una pistola. Si possono utilizzare approcci stealth senza essere individuati, quindi accoltellando e utilizzando armi da lancio, oppure avanzare sparando ma sappiate che alternare strategie è importante, infatti alcune armi bianche possono rompersi e le armi hanno poche munizioni. Consigliamo di giocarlo su PS4 o su PsVita, le quali grazie ai rispettivi touch pad e touch screen, permettono una maggiore precisione nelle scene più frenetiche e una pianificazione più attenta dello scenario; su PS3 purtroppo può essere frustrante l'assenza di un lock on efficiente. Con un tasto d'attacco si realizzano violentissime esecuzioni. Dei pannelli di vetro nell'ambiente permettono di uccidere con armi da lancio furtivamente malcapitati in altre stanze. Si muore spesso, come in un trial and error, perciò con un tasto immediatamente si ricomincia la sequenza e si prova con un'altra soluzione. Oltre ai comuni avversari, sono presenti cani molto pericolosi e uomini corazzati invulnerabili alle armi bianche. La difficoltà è elevata, con un colpo si muore e bisogna completare un piano intero per continuare, per questi motivi non è un gioco per tutti. L'I.A. si comporta bene nella maggior parte dei casi, anche se sporadicamente si incastrano o non ci vedono se gli passi accanto, ma quest'ultimo è un problema anche di molti stealth game di produzioni tripla A, per cui non è così grave; si tratta comunque di un aspetto nettamente migliorabile. In alcuni capitoli ci sono ottime boss fight, divertenti e mai banali in cui conta soprattutto capire i pattern d'attacco dell'avversario. La difficoltà aumenta progredendo con i capitoli ed è sempre bilanciata perfettamente, solo negli ultimi capitoli si nota qualche eccesso con troppi nemici. Ottimo il level design che alterna spazi ampi ad altri chiusi, con stanze circolari ma anche corridoi per una grande varietà di ambienti. La rigiocabilità è garantita grazie al sistema di punteggi che a fine capitolo dà un punteggio, battere l'high score non è facile e ottenere A+ in ogni capitolo è molto arduo.


Miami a 16-bit è più bella che mai
Lo stile grafico è classificabile come un "finto" 16-bit molto ricercato ed estremamente violento. Miami è visitabile solo nei suoi interni, i quali sono realizzati ottimamente grazie alla buona cura degli arredementi, dei colori e delle fonti di luce. L'estrema violenza non lo rende adatto a tutti, infatti i nemici vengono smembrati e il sangue sgorga in quantità. Ma proprio questa sua ricerca di una violenza surreale e quasi onirica lo rende decisamente originale. Nota di merito alle curatissime animazioni, che esaltano le esecuzioni. Se il comparto tecnico è curatissimo, la colonna sonora lo è ancor di più, infatti è una delle migliori mai sentite in un videogioco, con brani estremamente ipnotici e adatti al contesto che difficilmente si dimenticano, durante i capitoli una musica simile aumenta notevolmente l'immersività; ben fatti anche gli effetti sonori con colpi secchi d'impatto sui nemici che siano armi da fuoco o spranghe. Un gioco con una simile personalità era tanto che non se ne vedevano e si spera che anche altre software house siano originali come Dennation Games.
La longevità non è elevata, si completano i 20 capitoli in circa 5/6 ore, ma la ricerca del punteggio perfetto e delle lettere per risolvere il codice enigma che sblocca l'alternative ending lo rendono molto rigiocabile e aumentano di non poco la durata complessiva.


COMMENTO FINALE

Dennation Games ha svolto un ottimo porting, con concrete migliorie al sistema di controllo su PsVita. Hotline Miami non è un gioco per tutti: malsano e allucinato, presenta un gameplay estremamente violento e ragionato; la grafica è stilosa e curatissima e la colonna sonora ipnotica Tutte queste qualità lo rendono un piccolo capolavoro del genere indie. Se non vi spaventa la violenza e l'assenza della lingua italiana, correte a comprare Hotline Miami.

martedì 10 marzo 2015

Gravity Rush - Recensione


Recensione a cura di Lorenzo "DrakeGeneration"
8.5
Comparto sonoro e artistico straordinario
Gameplay innovativo
Longevo
Narrativa interessante

Telecamera imperfetta
Missioni secondarie spesso deludenti
Evidente pop-up della popolazione

Negli ultimi anni è evidente la quantità di saghe tirate alle lunghe e una grave mancanza di coraggio da parte dei grandi publisher.
I titoli originali sono sempre più rarefatti, Japan Studio lancia Gravity Rush, un'esclusiva PsVita che dimostra come ancora si possa stupire con meccaniche innovative e mondi fantasiosi, la prima reale killer application della portatile Sony, un titolo che merita di essere ricordato come una dimostrazione di coraggio e creatività.

Misteri, Nevi e personaggi imprevedibili
Le premesse narrative sono alquanto semplici: Kat, una comune ragazza, si risveglia in una metropoli fluttuante nel cielo, Hekseville, insieme a un gatto che le dona la capacità di modificare la gravità.
La città è in pericolo a causa dell'arrivo dei Nevi, creature oscure di forma indefinita, spetta a lei difenderla e riportare l'equilibro perduto riportando intatte le parti di città scomparse.
Apparentemente la solita trama sui supereroi, in realtà dimostra una certa originalità e inventiva. Nel corso dell'avventura si incontrano personaggi molto diversi fra loro, tutti caratterizzati perfettamente, che si possono rivelare grandi aiuti come folli a prima vista persone normali; anche i colpi di scena sono sapientemente inseriti nei punti più inaspettati e i dialoghi quasi sempre interessanti senza dilungarsi inutilmente in discorsi superflui. Lo stile leggero e poco cupo si unisce perfettamente ai misteri e all'imprevedibilità delle situazioni, risultando sempre godibile senza esser pesante. Ottimo anche il ritmo, sempre più epico nel corso della storia, che parte da capitoli ricchi di investigazioni per passare a scontri con colossali Nevi. Japan Studio ha svolto un buon lavoro di narrativa e caratterizzazione che, come vedremo, si manifesta in maniera nettamente maggiore nell'originalissima veste grafica.


Nuove prospettive per nuove dimensioni
Ormai abbiamo capito che ciò che lo rende unico è la possibilità di cambiare la gravità, ma molti giochi hanno tentato di innovare con meccaniche nuove risultando pessimi titoli con sistemi di controllo frustranti e noiosi, invece in Gravity Rush è un'introduzione perfettamente integrata, che dona nuova linfa a l genere degli action adventure, con comandi reattivi e soprattutto mai disorientanti. Si cambia dimensione fluidamente e soprattutto senza mai disorientare, grazie alla sciarpa di Kat sempre in direzione verso terra ci si muove senza problemi in aree ampie e ariose come nessun gioco prima d'ora. La sensazione di libertà è enorme e si può tornare a terra in qualsiasi momento, correre sulle facciate dei grattacieli come se si stesse camminando sul pavimento è incredibile.
Ma senza un sistema di combattimento soddisfacente sarebbe decisamente scarno, invece anche gli scontri con i Nevi sono ben fatti e vari. Il primo attacco ottenuto è il calcio gravitazionale, utile inizialmente ma progredendo si sbloccano poteri molto più potenti. In totale le mosse speciali sono tre e si ottengono in tre capitoli importanti.
Se gli attacchi sembrano deludenti perché poveri contenutisticamente, ogni scontro si rivela strategico e complesso al punto giusto, infatti bisogna saper cambiare dimensione e sfruttare le mosse di Kat nei momenti opportuni, scoprendo i punti deboli delle molta varietà di Nevi che progredendo sono in quantità sempre maggiore. Per quanto divertenti e impegnativi, sono solo una parte di ciò che si affronta e l'ottima varietà di situazioni garantisce un coinvolgimento superiore a molti altri titoli: si alternano sezioni platform ad alta velocità a sequenze stealth nel primo quarto di gioco in cui superare le guardie senza essere scoperti, cambiando dimensione continuamente, fino a investigazioni e inseguimenti. Nel complesso c'è qualche missione meno riuscita delle altre, ma la qualità media è elevatissima, in particolar modo nella seconda parte alcuni capitoli onirici sono estremamente originali.
Il level design è semplicemente eccezionale, grazie ad ambienti in continua evoluzione, ampi e molto vari; le fasi platform a gravità zero si alternano senza nessuna transizione fastidiosa a combattimenti in luoghi ricchi di pericoli ambientali. Le boss fight sono molte e sempre diverse, ognuno ha punti deboli e pattern d'attacco complessi; sono sempre equilibrati e richiedono precisione e capacità di orientamento. La struttura open world non offre grandi spunti per esplorare, ma lo strabiliante stile grafico certamente non lo renderà mai noioso, semmai ogni quartiere è una scoperta interessante; le missioni secondarie sono più sfide, poco varie, principalmente si tratta di corse a tempo in cui percorrere tratti a tutta velocità e scontri a tempo contro i Nevi; sono molto impegnative e bisogna avere grande padronanza con i comandi, ma lasciano discretamente delusi, se avessero avuto delle storyline, l'avrebbero reso strutturalmente perfetto.


Come un fumetto.. ma liberamente esplorabile!
Lo stile grafico è tra i più originali e creativi mai visti in un videogioco, un'esemplare trasposizione videoludica di uno stile che solo nei fumetti riesce con un elevato livello di dettaglio, invece Gravity Rush lascia a bocca aperta per profondità visiva e cura nei dettagli.
Vedere una città in lontananza disegnata come i fondali dei fumetti, con sagome basilari sulle forme degli edifici, poi avvicinarsi e quasi sembra che stesse cambiando stile grafico con strutture curatissime è davvero impressionante.
Ogni città stupisce grazie a stili sempre diversi: da quartieri tecnologici con particolari luci al neon e enormi grattacieli, a vecchie città assomigliante all'antico stile gotico, fino a porti e stazioni ferroviarie in cielo. Sfogliare le pagine di ogni intro ai capitoli con il touch screen come un fumetto è un'altra piccola chicca.
Kat è animata perfettamente con movimenti fluidi e realistici, così come gli abitanti. Il frame rate è stabile anche se in alcune rare scene cade drasticamente. Unico difetto tecnico il pop-un molto presente: alcuni civili scompaiono nel nulla, si tratta comunque di un difetto trascurabile.
Il comparto sonoro, al pari delllo stile grafico, è straordinario: colonna sonora da applausi, con arrangiamenti da orchestra sempre adatti alla situazioni che spaziano da temi epici, ad altri leggeri, ogni brano presenta uno stile personalissimo che si unisce magnificamente alle splendide ambientazioni; gli effetti sonori sono anch'essi ben campionati e la città ha un sound design vibrante come pochi altri titoli portatili.
Concludiamo affermando che la longevità non delude: la storia dura più di 15 ore e con le missioni secondarie e la ricerca di collezionabili aumenta ulteriormente di una manciata di ore.


COMMENTO FINALE
Dopo anni di preoccupante mancanza di innovazione, è incoraggiante vedere titoli come Gravity Rush, una nuova IP che brilla di luce propria grazie a uno stile grafico impressionante e una colonna sonora straordinaria, arrangiata come pochi titoli in questa generazione. La buona trama, intrigante e sempre godibile, spinge a proseguire nella lunga avventura, anche il gameplay innova il non troppo dinamico genere degli action adventure con l'introduzione del cambio di gravità, funzionalità perfettamente integrata con l'efficiente sistema di combattimento. Gli unici difetti sono un pop-in a tratti eccessivo e missioni secondarie deludenti, ma ciò non toglie che si tratta di un'avventura indimenticabile e originale come pochi. Se non possedete una console PSVita, questo è il primo gioco che potrebbe far propendern all'acquisto.




lunedì 9 marzo 2015

Portal 2 - Recensione


Recensione a cura di Lorenzo "DrakeGeneration"
9.0
Enigmi geniali e impegnativi
Narrativa curatissima
Longevità sorprendente
Ottima coop
Direzione artistica superba

Implementazione dei fluidi imperfetta

Su PC, Valve realizzò capolavori che riuscirono a innovare il genere di appartenenza con grafiche e gameplay avanti coi tempi, poi fecero un porting su console dei loro principali lavori e v'inclusero un particolarissimo puzzle game con prospettiva in prima persona in cui si creano portali per passare da una parte all'altra dello scenario, il successo fu immediato e divenne un gioco di nicchia. Quattro anni dopo esce il seguito, forte di una cura ben maggiore per un titolo geniale e sorprendente che ancora una volta dimostra le innate capacità di Valve.

I brillanti laboratori Aperture Science e i loro stravaganti personaggi 

Tutto inizia nella casa della nostra protagonista, Chell, che verrà trasporata nei laboratori Aperture, qui si fa conoscenza con Wheatley, un simpatico robot che con le sue assurde idee spesso comiche, disorienta e distorce le situazioni con paranoie e teorie sugli avvenimenti; poi si incontra l'intelligenza artificiale GLaDOS, già presente nel primo capitolo, che inquieta con i suoi bizzarri monologhi e il suo linguaggio letteralmente robotico, cambia continuamente il suo ruolo e passa da apparente antagonista ad amica di Chell risultando un personaggio magistralmente realizzato. I dialoghi sono davvero eccezionali e dimostrano una maestria rara nel dipingere personalità che paiono reali per la minuziosità con cui sono stati realizzati. Ma anche una trama è sempre importante per una narrativa d'impatto, e anche qui Valve centra in pieno guidando pian piano alla  scoperta dell'origine dei laboratori Aperture, i fondatori del luogo e rivelazioni su GlaDOS. Una nota d'onore va assolutamente al finale: spettacolare, sorprendente, bizzarro e forte di un meraviglioso coro a cui lascio il piacere a voi di scoprire da chi è cantato, entrando a pieno diritto tra i migliori finali mai visti in un videogame.

Nel mare di Fps-cloni si distinse un puzzle game "mascherato" 

da sparatutto in soggettiva Il gameplay è uno dei più originali, innovativi e geniali di sempre. La visuale in soggettiva non deve trarre in inganno: non si spara a nessuno e non si usano armi da fuoco. Poco dopo l'inizio del gioco si ottiene un particolare strumento con cui creare due portali per passare da una parte all'altra, i comandi sono intuitivi e capire le meccaniche dopo un iniziale senso di disorientamento non è difficile. Si può zoomare e tenere oggetti nello scenario come cubi o torrette spente che se agli inizi vanno messi in punti facilmente riconoscibili, più avanti andranno messi in imprevedibili meccanismi. Più avanti entreranno in scena torrette di guardia che daranno del filo da torcere complicando ulteriormente le già complesse stanze e grazie a cubi che riflettono i laser esse si distruggono, ma è quando si arriva nei vecchi laboratori Aperture che gli enigmi diventano davvero geniali, qui faranno il loro ingresso i fluidi, che forse potrebbero esser criticabili per una leggera frustrazione nel muoversi su di essi, ma che aggiungono un'indiscutibile varietà e che quando uniti a tutte le meccaniche precedentemente apprese lascerà a bocca aperta anche il giocatore più scettico con delle trovate dinamiche e strabilianti. Il level design è eccelso, con enigmi sempre diversi, soluzioni sempre logiche e mai banali e una difficoltà bilanciatissima: non dovreste mai sentire il bisogno di una guida poiché la soluzione non è mai assurda ma allo stesso tempo mai ne troverete di facile risoluzione grazie ad ambienti estremamente ben congegnati. Anche la vastità degli ambienti è notevole e per un puzzle game è un traguardo la considerevole estensione di alcune aree ricche di pericoli e particolari da scorgere per proseguire. Nella parte finale si raggiunge una perfezione ludico-narrativa alternando sequenze lineari ad altre aperte in cui si è intrattenuti dai brillanti dialoghi e impegnati dalle articolatissime stanze.



In coop tutto è meglio e tutto è diverso

Nonostante la già ricca modalità singolo giocatore, Valve si è spinta oltre e ha inserito una modalità Coop offline e online che rappresenta un vero e proprio gioco a parte della durata di ben 6 ore e con una trama completamente differente con protagonisti GLaDOS e Wheatley che devono collaborare per la prima volta; la trama è sorprendentemente ottima e a differenza del single player in cui vengono svelati i segreti di Aperture Science, qui tutto è incentrato sui dialoghi che spiccano ancor di più grazie a discussioni memorabili tra i due. Anche le meccaniche sono adattate per due giocatori e le stanze proseguendo si fanno sempre più cooperative e collaborare è fondamentale e il level design prossimo alla perfezione invoglia a coordinarsi per risolvere intricatissimi enigmi. Per finire è stato inserito anche un comodo sistema di comunicazione attraverso gesti in cui passa momentaneamente alla terza persona per fare buffi gesti o per indicare punti precisi, meccanica molto importante se si gioca con uno sconosciuto online.




L'apparente semplicità di Aperture Science

A un primo impatto, i laboratori Aperture sembrano spogli e anonimi, in realtà sono frutto di una ricercatezza e una personalità impareggiabili. L'asetticità dei laboratori, i colori monocromatici e le pareti lacerate da un incerto passato donano un'atmosfera straniante, quasi desolante in un luogo senza speranza in cui si prosegue per sopravvivere senza una meta, un'uscita che sembra non esistere. I vecchi laboratori invece risalgono agli anni 50', periodo in cui si fermò l'evoluzione di questi luoghi abbandonati, e rappresentano l'apice stilistico della maestria di Valve maturata nel corso degli anni: troveremo infatti una vegetazione rigogliosa in contrasto con acque putride e sporche creando un impatto visivo di rara bellezza. Il design dei personaggi è eccezionale, con un'attenta cura nella realizzazione delle componenti robotiche di Wheatley e GLaDOS, tratti  originali come l'unico occhio del piccolo robottino o la testa di lei assomigliante a una telecamera e movimenti meccanici molto realistici. A sostenere la componente artistica c'è un comparto tecnico al passo coi tempi che furbamente, grazie alla mancanza di ambienti a cielo aperto con elementi naturali e complessi, presenta un implementazione degli shader cromatici eccezionale, texture realistiche e un'ottima gestione delle fonti di luce che regala sequenze molto suggestive; altri aspetti tecnici come le strutture poligonali non sono strabilianti, ma è sbagliato pensare che siano povere o scadenti perché è una precisa scelta artistica per restituire ambienti asettici. In un gioco simile è doverosa un'implementazione della fisica avanzata e in questo ambito non teme rivali grazie a processi di gestione della fisica ambientale estremamente realistici e complessi, in particolar modo i fluidi si muovono con una stupefacente fluidità e credibilità. La grafica pulitissima, un filtro anti-aliasing efficace e un frame rate costante permettono di apprezzare a pieno la velocità con cui ci si muove tra portali e fluidi.
Il sonoro è anch'esso su livelli altissimi: il doppiaggio inglese è ottimo e i doppiatori, in particolare per GLaDOS appaiono realmente robotici contribuendo all'atmosfera del gioco, perfetti gli effetti sonori con una campionatura ambientale di grande impatto, infine la colonna sonora è straordinaria , spazia da temi lenti e inquietanti ad altri cantati fino all'impressionante coro finale. Eccellente la longevità: il single player dura dalle 12 alle 15 ore a seconda delle proprie abilità e la Coop Mode non meno di 6 ore, non ci sono motivi per rigiocarlo, ma la durata delle due campagne è già elevatissima.


COMMENTO FINALE
In una generazione sempre più affollata da seguiti su seguiti ed Fps anonimi, Portal 2 è un tributo a ciò che i videogames dovrebbero ambire: geniali, innovativi e impegnativi. Valve è riuscita in tutto questo per un titolo davvero fuori parametro che grazie alle sue innovative meccaniche dei portali e il level design eccezionale e complesso riesce a rinfrescare il genere dei puzzle game; a renderlo davvero memorabile ci pensa una narrativa straordinaria ricca di dialoghi elaborati, personaggi carismatici e un comparto artistico di rara bellezza che rappresenta la piena maturità stilistica di Valve, conclude la grafica pulita e ricca di personalità, affiancata da un sonoro su livelli altissimi; se tutto questo non bastasse, oltre la già longeva campagna single player, c'è un'ottima Coop Mode che presenta una narrativa con dialoghi all'altezza ed enigmi che stimolano a collaborare. Portal 2 è un vero capolavoro, uno dei migliori giochi di questa generazione,
 un titolo geniale sotto tutti i punti di vista che dovreste assolutamente comprare se vi ritenete videogiocatori seri, ma anche chi non ama i puzzle game dovrebbe dargli un'opportunità.

Max Payne 3 - Recensione



Recensione a cura di Stefano "Calvinator2"

7.0

Ci sono saghe che hanno portato qualcosa di nuovo nel mondo dei VG, caratteristiche che poi sono state riprese da molti altri titoli, Max Payne, sviluppato all’epoca dai Remedy, fu uno dei primi titoli a fare del bullet time un elemento portante del proprio gameplay.

A quasi dieci anni di distanza dall’ultimo episodio il nostro Max torna su console e PC, sviluppato però da Rockstar; l’influenza di quest’ultima si sente e si vede, soprattutto nelle animazioni, nel sistema di coperture e nella fisica, piuttosto buona, la legnosità di controllo del personaggio tipico del motore però non è stata eliminata e il titolo ha un po’ perso la sua anima originaria.


Nuova città, nuova vita
La trama ci presenta un Max ormai vecchio e stanco, che passa le sue giornate al bar ubriacandosi e compatendosi; l’arrivo provvidenziale di un suo vecchio compagno di accademia però lo porta a San Paolo, in Brasile, dove inizia la sua nuova vita come guardia del corpo; le cose ovviamente non andranno per il verso giusto e il buon Max si ritroverà invischiato in tradimenti, doppi giochi e valanghe di proiettili.
La trama è buona e sembra quella di un bel film d’azione, i colpi di scena però sono telefonatissimi e i personaggi, salvo Max, non riescono a bucare lo schermo e a coinvolgere più di tanto il giocatore negli eventi ; il finale è anch’esso ben fatto ma piuttosto prevedibile.



Terminator Payne


Il gameplay poggia ancora una volta le fondamento sul bullet time, è possibile attraverso la pressione del dorsale destro, saltare nelle quattro direzioni, così facendo il tempo rallenterà e Max potrà crivellare di colpi i suoi nemici, nemici invero non molto svegli che alternano buoni momenti a suicidi collettivi buttandosi in faccia al giocatore.

Max Payne 3 si presenta come un TPS purissimo, con nessuna sequenza esplorativa o alternativa allo sporgersi dalle coperture, saltare e sparare, concentrandosi sul massacro di nemici e sulla spettacolarità delle sequenze al rallenty.

Il problema sorge quando le lacune della giocabilità rovinano il sistema di combattimento: il gameplay è davvero mediocre, legnosissimo, e non permette molte varietà di approccio, ciò è aggravato dal fatto che le armi, salvo pochissime, restituiscono praticamente tutte lo stesso feeling e sono senza rinculo.

Inconcepibile la scelta di mettere il personaggio in centro allo schermo così molte volte mentre si cammina per i corridoi appena dietro l'angolo c'è un nemico che non si riesce a vedere e così può fare incetta di punti salute del povero Max; la vita non è ricaricabile e per guarire bisognerà trovare degli antidolorifici in giro per le ambientazioni, scelta buona che aggiunge un pizzico di strategia negli scontri.

Il sistema di coperture è anch’esso pessimo: non si può passare da una copertura all’altra, e certe volte si rimane addirittura incastrati, spesso se si mira da sopra una copertura il nemico sottostante si beccherà il proprio riparo, e se si fa una capriola per poi nascondersi non si può perché dopo Max rimane per un secondo in piedi prima di coprirsi, giusto per farsi crivellare un po’ le budella; per concludere l’input lag è pesante, davvero assurdo per un TPS.




Braziiiiil
Il comparto tecnico del titolo è buono, con un bel colpo d’occhio e una resa poligonale soddisfacente, il tutto è gestito dal motore Euphoria che compie egregiamente il proprio lavoro sui corpi colpiti dai proiettili e sugli oggetti dello scenario che volano da tutte le parti durante le sparatorie; anche qui però il tutto non è esente da difetti, in primis, le hitbox alcune volte non vengono calcolate bene e ci è capitato più volte che un colpo in testa non uccidesse un nemico; altro difetto è la resa degli scenari durante le cutscene: la città è spoglissima e sebbene sia una delle più popolate del brasile non si vedrà manco un passante, si nota soprattutto in una scena ambientata in una stazione.
Il comparto sonoro è buono con effetti delle armi da fuoco ben ricreati ed una recitazione del doppiaggio notevole però interamente in inglese; peccato che i sottotitoli siano piccolissimi e soprattutto grigi, ciò non aiuta a seguire perfettamente i dialoghi, specialmente nelle scene concitate.
Ottima la longevità, circa 12 ore per la trama principale e una buona rigiocabilità per chi avrà voglia di cimentarsi nelle sfide a punti; il multiplayer è realizzato con cura e può regalare ore di divertimento extra in compagnia.


COMMENTO FINALE:
Max Payne 3 è un discreto TPS penalizzato da un sistema di controllo inadatto al genere che non gli permette di aspirare a qualcosa di più, la storia è ben narrata e si lascia seguire piacevolmente, la campagna per singolo giocatore ha una durata sopra la media e vi sono alcune scene ottime; peccato per una realizzazione del gameplay troppo sullo stile di GTA, con un sistema di coperture scomodo, nemici non molto stimolanti ed un personaggio legnoso.
Consigliato con riserva agli amanti del genere, consci del fatto che bisognerà litigare un po’ con il sistema di controllo prima di prenderci la mano e che il titolo è piuttosto ripetitivo per la sua durata.

sabato 7 marzo 2015

The Order 1886 - Recensione (PS4)

Recensione a cura di Lorenzo "DrakeGeneration"
8.0
Comparto tecnico/artistico eccezionale
Ambientazione spettacolare e curatissima
Ottima componente shooting
Buona trama

Storia breve
Level design discutibile
Lycan sfruttati poco e male

Nessuna delle esclusive PS4 si è ancora rivelata in grado di meritare l'acquisto della console, restando confinate ad esperienze discrete ma dimenticabili a breve termine; la nuova IP dei Ready at Dawn promette di rappresentare una svolta per la recente console Sony, un tps tanto discusso nei forum a tema videoludico.

Una Londra retrofuturistica
I RaD hanno più volte ribadito l'importanza della narrativa in The Order, ambientato in una particolare Londra steampunk. Saremo nei panni di Galahad, membro di un gruppo di cavalieri successori dei famosi cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù, un Ordine che intende garantire la pace in città, sconvolta dall'arrivo dei Lycan e dei mezzosangue, oltre che da ribelli che lottano per cause sociali. Queste le premesse di una buona storia, sopra la media del genere per caratterizzazione e dialoghi; ciò che stupisce davvero non è la narrativa, ma il mondo di gioco, forte di una cura fuori dal comune, tratteggiato magistralmente, grazie anche a un motore realmente next gen, di cui parleremo più avanti. L'imponenza del lavoro dei RaD lascia pensare a un'indubbia evoluzione della saga, infatti questo primo capitolo è da vedersi come una sorta di "prologo" di ciò che potrebbe essere realizzato, può esser strano, ma finito il gioco non ci si sente delusi, semmai in attesa di un seguito che si spera ambisca al capolavoro. Da specificare come il titolo non punta su profonde introspezioni psicologiche, semmai è un grande poema epico interattivo; ciò non significa comunque che i dialoghi siano banali, anzi sono sempre in tema e ricercati nel linguaggio, così come i colpi di scena, pochi e abbastanza prevedibili, ma di sicuro impatto.




La falsa storia del "poco gameplay"
A dispetto di quel che si possa pensare, il gameplay è di buona qualità, un solidissimo TPS che strutturalmente può esser considerato uno dei vertici del genere, grazie all'ottimo gunplay. Vi sono tutte le funzioni che i TPS devono possedere: sistema di ripari, visuale dalla spalla del protagonista, mira sinistra e destra, in generale funziona tutto perfettamente e la fluidità è garantita; un'azione supportata anche dalle straordinarie animazioni, le quali non possono che aumentare l'immersività. 
È presente anche un bullet time mai troppo invasivo e abbastanza spettacolare, ma di cui si sarebbero potuto fare anche a meno, considerando che abbassa leggermente la difficoltà degli scontri (in particolare i nemici corazzati). Le armi sono molte e tutte ottimamente caratterizzate, con alcuni picchi d'eccellenza con le armi scientifiche di Tesla, originali ed estremamente interessanti, purtroppo presenti solo in alcune sequenze. Riguardo i controversi Quick Time Event è stato svolto un lavoro pregevole, essi non sono mai preponderanti e anzi pongono in risalto la splendida regia delle sequenze cinematografiche. Passiamo ora alla prima nota dolente: l'I.A. seppur sufficiente, non riesce mai a stupire, spesso statica e basilare, danneggia leggermente l'esperienza, qui ci colleghiamo al secondo problema, ovvero il level design; esso come sappiamo ormai tutti è lineare e poco libero, il che non sarebbe un difetto, se solo non "bloccasse" l'I.A., che a volte dimostra tattiche di gruppo interessanti, per la maggior parte delle volte non visibili a causa dei "binari". Si tratta comunque di un difetto che non inficia in modo alcuno, solo si sarebbe potuto evitare con un po' più di cura, del resto è pur sempre una nuova ip; se per gli umani non abbiamo critiche particolarmente pensanti, dobbiamo purtroppo constatare la delusione delle fasi con i Lycan: superficiali e mal strutturate, esse consistono unicamente in un'azione di difesa attraverso una schivata discutibile e forzata, dopodiché attacco con armi da fuoco, nient'altro. Ovviamente questi sono aspetti da migliorare nel seguito. Le fasi di camminata, o meglio sequenze a scopo narrativo: a nostro avviso ben integrate e molto utili per approfondire l'impressionante mondo ideato dai RaD, ma ciò non significa che sia perfetto: a volte vi sono sequenze in cui è richiesto di esplorare, e lì si scopre una grande piattezza riguardo l'interazione, limitatissima e scriptata, persino paradossale non permettendo di esaminare tutto ma solo quel che è imposto dagli sviluppatori, dello stesso livello sono gli oggetti ispezionabili, che hanno l'unico scopo di mettere in evidenza il motore grafico e in parte la cultura dell'epoca.




Per quel "poco" che abbiamo a che fare con Londra, la next gen finalmente è tra noi
L'aspetto indubbiamente più esaltante di The Order è il comparto tecnico e artistico, semplicemente magnifico, forse il primo gioco per PS4 che mostra cosa può fare realmente un motore di nuova generazione; ogni dettaglio lascia incantati, grazie a uno strabiliante lavoro svolto sulla ricostruzione e rielaborazione di elementi reali e altri fittizi, per un risultato incredibilmente originale, degno di un universo a sé da ampliare con opere extra-videoludiche; sul fronte puramente tecnico nulla da dire, semmai solo da complimentarsi con i RaD: texture varie e curatissime, shaders spettacolari, illuminazione dinamica estremamente evocativa, modelli poligonali complessi come mai prima d'ora ed espressioni facciali realistiche, le quali contribuiscono notevolmente all'immersione. Anche il sonoro è di altissima qualità: una colonna sonora assolutamente in tema fra brani gotici ed epici e altri più pacati ed emozionanti, così come niente è fuori posto negli effetti sonori, di cui spicca la potenza dei colpi d'arma da fuoco; meno curato è il doppiaggio italiano, che a differenza dell'originale (ottimamente differenziato persino nelle tonalità e gli accenti), si svela a tratti eccessivamente caricaturale, soprattutto la voce di Galahad, nonostante siamo lontani dall'insufficienza.
La longevità ha scatenato discussioni accese, considerata una linea da non seguire, infatti l'avventura si completa in circa 7/8 ore alla difficoltà massima (peraltro discretamente semplice), che possono diventare qualcosa di più con i collezionabili, i quali fortunatamente sono decisamente interessanti; nonostante le critiche ad essa, non si può non confermare con un titolo come questo che un gioco non dev'essere ricco di riempitivi, come spesso accade in altri anche dello stesso genere, qui tutto c'è perché è giusto che ci sia, nulla è inutile o superfluo, almeno in ambito narrativo e di coinvolgimento.



COMMENTO FINALE:
The Order: 1886 è la prima vera esclusiva d'impatto della recente console Sony, un buon tps, che nonostante diversi problemi di ritmo, scelte di level design decisamente discutibili e lycan deludenti, presenta un'ottimo gunplay, tra i migliori attualmente in circolazione, una narrativa sopra la media e soprattutto un mondo di gioco a dir poco stupefacente, curato fin nei minimi dettagli, sorretto da un comparto tecnico finalmente next gen e da un sonoro imponente. Non è un capolavoro, ma nemmeno l'esclusiva mediocre che molti avevano lasciato intendere. L'opera dei Rad merita di entrare nella collezione di tutti i possessori di una PS4, senza tralasciare la possibilità di un seguito che potrebbe ambire all'eccellenza.