lunedì 9 marzo 2015

Max Payne 3 - Recensione



Recensione a cura di Stefano "Calvinator2"

7.0

Ci sono saghe che hanno portato qualcosa di nuovo nel mondo dei VG, caratteristiche che poi sono state riprese da molti altri titoli, Max Payne, sviluppato all’epoca dai Remedy, fu uno dei primi titoli a fare del bullet time un elemento portante del proprio gameplay.

A quasi dieci anni di distanza dall’ultimo episodio il nostro Max torna su console e PC, sviluppato però da Rockstar; l’influenza di quest’ultima si sente e si vede, soprattutto nelle animazioni, nel sistema di coperture e nella fisica, piuttosto buona, la legnosità di controllo del personaggio tipico del motore però non è stata eliminata e il titolo ha un po’ perso la sua anima originaria.


Nuova città, nuova vita
La trama ci presenta un Max ormai vecchio e stanco, che passa le sue giornate al bar ubriacandosi e compatendosi; l’arrivo provvidenziale di un suo vecchio compagno di accademia però lo porta a San Paolo, in Brasile, dove inizia la sua nuova vita come guardia del corpo; le cose ovviamente non andranno per il verso giusto e il buon Max si ritroverà invischiato in tradimenti, doppi giochi e valanghe di proiettili.
La trama è buona e sembra quella di un bel film d’azione, i colpi di scena però sono telefonatissimi e i personaggi, salvo Max, non riescono a bucare lo schermo e a coinvolgere più di tanto il giocatore negli eventi ; il finale è anch’esso ben fatto ma piuttosto prevedibile.



Terminator Payne


Il gameplay poggia ancora una volta le fondamento sul bullet time, è possibile attraverso la pressione del dorsale destro, saltare nelle quattro direzioni, così facendo il tempo rallenterà e Max potrà crivellare di colpi i suoi nemici, nemici invero non molto svegli che alternano buoni momenti a suicidi collettivi buttandosi in faccia al giocatore.

Max Payne 3 si presenta come un TPS purissimo, con nessuna sequenza esplorativa o alternativa allo sporgersi dalle coperture, saltare e sparare, concentrandosi sul massacro di nemici e sulla spettacolarità delle sequenze al rallenty.

Il problema sorge quando le lacune della giocabilità rovinano il sistema di combattimento: il gameplay è davvero mediocre, legnosissimo, e non permette molte varietà di approccio, ciò è aggravato dal fatto che le armi, salvo pochissime, restituiscono praticamente tutte lo stesso feeling e sono senza rinculo.

Inconcepibile la scelta di mettere il personaggio in centro allo schermo così molte volte mentre si cammina per i corridoi appena dietro l'angolo c'è un nemico che non si riesce a vedere e così può fare incetta di punti salute del povero Max; la vita non è ricaricabile e per guarire bisognerà trovare degli antidolorifici in giro per le ambientazioni, scelta buona che aggiunge un pizzico di strategia negli scontri.

Il sistema di coperture è anch’esso pessimo: non si può passare da una copertura all’altra, e certe volte si rimane addirittura incastrati, spesso se si mira da sopra una copertura il nemico sottostante si beccherà il proprio riparo, e se si fa una capriola per poi nascondersi non si può perché dopo Max rimane per un secondo in piedi prima di coprirsi, giusto per farsi crivellare un po’ le budella; per concludere l’input lag è pesante, davvero assurdo per un TPS.




Braziiiiil
Il comparto tecnico del titolo è buono, con un bel colpo d’occhio e una resa poligonale soddisfacente, il tutto è gestito dal motore Euphoria che compie egregiamente il proprio lavoro sui corpi colpiti dai proiettili e sugli oggetti dello scenario che volano da tutte le parti durante le sparatorie; anche qui però il tutto non è esente da difetti, in primis, le hitbox alcune volte non vengono calcolate bene e ci è capitato più volte che un colpo in testa non uccidesse un nemico; altro difetto è la resa degli scenari durante le cutscene: la città è spoglissima e sebbene sia una delle più popolate del brasile non si vedrà manco un passante, si nota soprattutto in una scena ambientata in una stazione.
Il comparto sonoro è buono con effetti delle armi da fuoco ben ricreati ed una recitazione del doppiaggio notevole però interamente in inglese; peccato che i sottotitoli siano piccolissimi e soprattutto grigi, ciò non aiuta a seguire perfettamente i dialoghi, specialmente nelle scene concitate.
Ottima la longevità, circa 12 ore per la trama principale e una buona rigiocabilità per chi avrà voglia di cimentarsi nelle sfide a punti; il multiplayer è realizzato con cura e può regalare ore di divertimento extra in compagnia.


COMMENTO FINALE:
Max Payne 3 è un discreto TPS penalizzato da un sistema di controllo inadatto al genere che non gli permette di aspirare a qualcosa di più, la storia è ben narrata e si lascia seguire piacevolmente, la campagna per singolo giocatore ha una durata sopra la media e vi sono alcune scene ottime; peccato per una realizzazione del gameplay troppo sullo stile di GTA, con un sistema di coperture scomodo, nemici non molto stimolanti ed un personaggio legnoso.
Consigliato con riserva agli amanti del genere, consci del fatto che bisognerà litigare un po’ con il sistema di controllo prima di prenderci la mano e che il titolo è piuttosto ripetitivo per la sua durata.

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